Raccontare o morte
- Published in Metropolis
Eppure c'è qualcosa che non convince. Fare questo mestiere è una scelta, questo è indubbio. Che si faccia con l'obiettivo pecunario in testa è falso. Non abbiamo passaporto americano. Che questo lavoro causerà sempre una sequela di problemi personali, familiari, economici, di salute, psicologici è altrettanto conclamato.
Nel novantanove per cento dei casi il genere umano si rivolge a te guardandoti come un essere alieno in un mondo di folli. I folli che fanno parte del tuo mondo si rivolgono a te come a un confessore, un risolutore, un analista. Tua moglie si rivolge a te come un'apparizione istantanea in un mare di assenza. Le tue figlie ieri lasciavano le poppate, verso le prime pappe. Oggi si rivolgono a te per la paghetta e lasciano il ragazzo. Nel frattempo Il tempo che impiegherai a raccontare la storia che devi raccontare (e che hai scelto) sarà speso fra tribolazioni, maledizioni e bestemmie. E questa lista non proprio lusinghiera vale per tutti, nessuno escluso, i produttori, registi, creatori di cinema.